Visite guidate
ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI Onlus
Fondato da Piero Gazzola nel 1964 - Associato a Europa Nostra - Organizzazione Internazionale sotto gli auspici dell’Unesco e del Consiglio d’Europa
SEZIONE TOSCANA
Il Presidente Arch. Nicoletta Maioli ha il piacere di invitare la S. V. alle due conferenze dal titolo:
“Storia dell’Architettura Fortificata” tenute dall’Arch. Nicoletta Maioli
“Tecnica e Arte della Guerra attraverso i secoli, periodo dalle origini fino al medioevo”
mercoledì 18 gennaio 2023 - ore 17:00
“Tecnica e Arte della Guerra attraverso i secoli, periodo dall’epoca di transizione fino al XX secolo”
mercoledì 25 gennaio 2023 - ore 17:00
presso la sala comunale INU Fabbrica dei SaperiPiazza Matteotti n°31, Scandicci, piano terra
“Storia dell’Architettura Fortificata”
Sono state organizzate due conferenze per rendere comprensibile, anche per i non addetti ai lavori, la storia e il fascino dei monumenti che fanno parte dell’architettura fortificata e soprattutto per analizzare insieme il messaggio che ci trasmettono legato alla storia civile e alla tecnica costruttiva di ciascun periodo storico. La comprensione sarà aiutata da molte immagini.
Durante la prima conferenza si parlerà delle costruzioni che vanno dai primordi fino al medioevo, senza dimenticare le costruzioni greche, romane e bizantine.
Con la seconda conferenza si analizzerà il profondo cambiamento, dovuto alla scoperta della polvere da sparo, caratterizzato prima “dall’epoca di transizione”, poi dall’architettura di radenza, ovvero si arriverà alle “fortificazioni alla moderna” con il bastione nelle sue varie forme. In questo periodo furono coinvolti i nostri maggiori artisti: I Sangallo, Michelangelo, Leonardo ….
Le macchine da guerra e le armi continuarono ad evolversi e così è anche l’architettura del XVIII secolo con i suoi fronti bastionati dalla tipologia talmente complessa da renderli imprendibili. Nell’Ottocento invece le fortificazioni si abbassarono e si nascosero sotto terra per resistere all’attacco delle artiglierie.
NICOLETTA MAIOLI
Laureata in Architettura nel 1965 con Tesi in Restauro Monumenti, dodici anni di libera professione anche nel campo d’illuminotecnica, assistente alla Facoltà di Architettura di Firenze all’Istituto di Restauro 1975-80. Architetto in ruolo presso la Soprintendenza BAP di Siena e Grosseto dal 1980 al 2006 come Architetto Coordinatore cat. C 3 Super, ultimo incarico Vice-Soprintendente. Ha partecipato a conferenze e convegni. Territorio di competenza per tutela monumentale e paesaggistica: zona grossetana. Autrice di 35 pubblicazioni riguardanti edifici fortificati e su altri argomenti. Due corsi di Project Management. Ha progettato e diretto interventi di restauro di vari edifici religiosi, civili e fortificati fra i quali: Comune di Orbetello: Rocca e Cinta muraria di Talamone, Polveriera Guzman, Garitta sul bastione Guzman e sul bastione di Arcos, Porta Nuova, Forte delle Saline, Mulino sull’acqua. Comune di Monte Argentario: Fortezza Spagnola di Porto S. Stefano, Forte Stella, Bastione di S. Barbara, Torre dell’Argentiera e cinta muraria. Comune di Isola del Giglio: Rocca Pisana, Cinta muraria. Comune di Capalbio: Cinta muraria. Comune di Manciano: Saturnia Cinta muraria, Montemerano Cinta muraria, Comune di Castiglione della Pescaia: Cinta muraria. Comune di Grosseto: Parco Naturale della Maremma, Monastero fortificato di S. Rabano (escluso fase iniziale) e Torre di Castel Marino. Comune di Semproniano: Rocca, Le Rocchette di Fazio Fortificazione, Comune di Castell’Azzara: Rocca di Selvena, Comune di Pitigliano: Fortezza Orsini (parte). Comune di Piancastagnaio: Rocca Aldobrandesca (parte). Comune di Scarlino: Torre della Rocca Aldobrandesca. Nei citati interventi sono state messe in opera tecnologie non distruttive, ammesse per la conservazione e la salvaguardia dei monumenti.
Sguardi sorprese sulle cose". Il De Chirico di Casa Siviero
Visita guidata animata in forma di spettacolo
Domenica 13 ottobre; Domenica 20 ottobre; Domenica 8 dicembre 2019
di e con Alessandro Libertini e Véronique Nah.
Pubblico a partire da 9 anni.
Nei suoi scritti De Chirico afferma che l'importante non è la cosa dipinta ma la nuova angolatura dalla quale viene guardata. In questa speciale visita animata, Alessandro Libertini e Veronique Nah guidano i visitatori nella ricerca di questa "nuova angolatura" traendo spunto dalle opere di Giorgio De Chirico esposte nel museo Casa Rodolfo Siviero.
Non nuovi a questo genere di visite, Libertini e e Nah forniscono in modo originale e divertente, informazioni sulla storia delle opere in oggetto, e introducono con leggerezza e ironia alcuni elementi che sono alla base della poetica di uno dei più grandi geni della pittura del '900.
Mediterraneum – il diritto alla speranza, scatti dal mare
Visita guidata da Dino Lorimer alla Mostra permanente delle foto di Massimo Sestini al Mandela Forum.
Mandela Forum 12/04/2019
Le foto di Massimo Sestini raccontano spettacolarmente la grande Storia e migliaia di quelle piccole del nostro paese e di tanto mondo. Le foto del Mandela Forum sono quelle fatte dall'elicottero nel 2014 e testimoniano le operazioni di salvataggio di emigranti, fatte da "Mare Nostrum". La foto di un barcone di migranti tratti in salvo vince il World Press Photo nel 2015 sezione General News.
Laboratorio Staccioli
La visita guidata dei soci A.R.C.O. al laboratorio di Paola e Paolo Staccioli è avvenuta dopo la mostra "PASSAGGI" presso l'Auditorium Rogers di Piazza della Resistenza che si è svolta a Scandicci dal 30 settembre al 03 dicembre 2017.
Il titolo della mostra di Paola e Paolo Staccioli, Paesaggi, vuole evocare dimensioni dislocate nel tempo e nello spazio, una sorta di attraversamenti reali e immaginari, quotidiani e fantastici.
Paola e Paolo Staccioli sono figlia e padre e lavorano entrambi la ceramica e già questo di per sé rappresenta il passaggio originario. Ma un altro, forse più fondamentale, è quello che trasforma un'esposizione di sculture in una dislocazione di opere nello spazio urbano, nei percorsi della quotidianità, per aprire altri passaggi, altre strade, altri percorsi al pubblico occasionale o interessato che le vedrà o che gli passerà accanto.
L'idea di abitare una piazza (centro di scambio culturale, sociale, di lavoro e di viaggio) con delle sculture in bronzo e condurre poi il pubblico all'interno di un edificio moderno (progettato dal celebre architetto Richard Rogers), quasi seguendo le tracce di un racconto, rientra in un progetto d'arte contemporanea che è omaggio agli artisti più rappresentativi del suo territorio ma anche testimonianza di come sculture "arcaiche" o "funzionali" possano arricchre la nostra immaginazione e raccontare storie che vanno al di là delle semplici apparenze.
Paola Staccioli
"Nella poetica di Paola Staccioli sogno e realtà si incontrano e la sua inclinazione a esprimere l'impossibile e il fantastico riesce ad animare forme con sensazioni di movimento. Così lastre sottili e bene sagomate si uniscono a formare improbabili Teiere che si inarcano, ondeggiano e si animano reggendosi su incerte e corte gambe, o sfoggiano bizzarre forme sferiche, irte di aculei che si accendono di riflessi metallici con il calore del fuoco."
I bambini che hanno visitato la mostra sono rimasti colpiti e hanno provato a realizzare le loro TEIERE. --->
1927 Il ritorno in Italia
Salvatore Ferragamo e la cultura visiva del novecento
Museo Salvatore Ferragamo Palazzo Spini Feroni Piazza Santa Trinita 5/R, 50123 Firenze. Tel. 055 3562846 / 055 3562466 Fax 055 3562475 e-mail: museoferragamo@ferragamo.com
Nel 2017 ricorrono novant’anni dal ritorno di Salvatore Ferragamo in Italia, nel 1927, dopo dodici anni trascorsi negli Stati Uniti. In occasione di questo anniversario, il Museo Salvatore Ferragamo ha ideato un progetto espositivo che si apre a una panoramica sull’Italia degli anni venti, decennio al quale oggi guardiamo come una vera fucina di idee e di sperimentazioni condotte con mente aperta e scevra da pregiudizi o condizionamenti ideologici.Ferragamo scelse di stabilirsi a Firenze in virtù della sua riconosciuta centralità nella geografia del gusto e dello stile nazionali in un momento storico scandito da molti ritorni: ritorno all’ordine, al mestiere, alla grande tradizione nazionale.
La mostra narra proprio di questo attraversamento nella cultura del tempo, sviluppandolo per capitoli come un romanzo di formazione.
Fil rouge del percorso espositivo curato da Carlo Sisi è il viaggio in transatlantico che Ferragamo compie per tornare in Italia, inteso come metafora del suo itinerario mentale attraverso la cultura visiva dell’Italia degli anni venti, da cui estrae le tematiche e le opere che influenzarono, in maniera diretta o indiretta, la sua officina poetica; senza trascurare nessuno degli aspetti culturali e sociali che contraddistinsero la rinascita civile del primo dopoguerra, alla vigilia dell’autoritaria affermazione del regime fascista.
Con la sgorbia, col pennello, col fucile...
Gino Terreni a Scandicci
Mostra d'arte dal 25 Aprile al 2 Giugno presso il Castello dell'Acciaiolo - Via Pantin 63 - Scandicci (FI) a cura di Leonardo Giovanni Terreni, interventi critici di Marco Gamannossi e Gabriella Gentilini
E’ ancora recente nella memoria quotidiana della città di Scandicci la perdita di Gino Terreni, artista di fama internazionale che nel 2008 si era trasferito sulle colline di Scandicci a vivere a S. Martino alla Palma. In quei luoghi, dove si era consumato l’eccidio di tre giovani partigiani scandiccesi, Gino Terreni trascorse sette anni operosi, prima della sua morte, dedicando a quel tragico evento l’ultima e significativa espressione della sua attività artistica, dopo i periodi empolese e fiorentino.
La Pro Loco San Vincenzo a Torri Colline Scandiccesi, costantemente impegnata a far conoscere il proprio territorio e quanto in esso accade, ha inteso non solo rendere omaggio all'artista, ma offrire un nuovo contributo al consolidamento della memoria dei fatti che a Scandicci si sono verificati nel '44, punto di partenza per costruire il senso di appartenenza ad una collettività.
Il progetto, che è stato immediatamente condiviso con l’Associazione Archivio Gino Terreni (costituita dai figli dell’artista Leonardo Giovanni e Sabrina ) ha quindi coinvolto molte associazioni culturali e/o di volontariato del territorio scandiccese, unite in uno sforzo collettivo per realizzare un evento di grande qualità; una mostra diffusa sul territorio, in spazi con differente destinazione (spazi pubblici, storici, di aggregazione culturale, economica) , tale da portare a contatto con l'artista non solo gli addetti ai lavori, ma la cittadinanza in tutte le sue componenti.
Cuore della mostra è il Castello dell'Acciaiolo, ma poi la Fabbrica dei Saperi, la Biblioteca Comunale, e gli esercizi commerciali lungo l'asse che va da piazza Matteotti, sede del vecchio Comune, a Piazzale della Resistenza, non solo sede del nuovo Comune, ma luogo di ritrovo della città nella zona pedonale e nel Centro Rogers.
Una mostra “popolare” nel senso vero del termine, che avrà luogo per più di un mese, dal 25 aprile al 2 giugno 2017, due date sensibili per la storia della nostra Repubblica, alla cui costruzione Gino Terreni ha contribuito, come partigiano e combattente prima e come artista poi, dando un significativo apporto alla creazione di un comune sentire di pace e speranza.
Anche le istituzioni pubbliche hanno riconosciuto l'importanza dell'iniziativa e il Consiglio Regionale della Toscana e il Comune di Scandiccihanno concesso il loro patrocinio e un contributo concreto alla sua realizzazione.
Archivio di Stato di Firenze
Arno: fonte di prosperità, fonte di distruzione. Storia del fiume e del territorio nella carte d’archivio.
La mostra progettata nell’ambito delle manifestazioni promosse dal Comitato di coordinamento del “Progetto Firenze 2016”, è stata organizzata da questo Istituto in collaborazione con la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana e dalla Deputazione di storia patria per la Toscana, con il contributo dell’Associazione Amici dell’Archivio di Stato di Firenze, ed ha ricevuto il patrocinio della Regione Toscana, della Città Metropolitana, del Comune di Firenze, delle Università di Firenze e Siena.
La mostra ad ingresso libero, sarà visitabile ai seguenti orari: da lunedì a venerdì ore 9-17, sabato 9-13, escluse domeniche e festività; aperture straordinarie festive: ottobre: 16, 23, 30 ore 10-17.30 - novembre: 1°, 6, 13, 20, 27 ore 10-13.30.
L’esposizione, cui collaborano studiosi di diversi enti cittadini, ricostruisce la storia del fiume Arno, sorgente essenziale di prosperità per Firenze ma anche causa di disastri idrogeologici, lutti e distruzioni. I molteplici materiali (documenti, cartografie, disegni, progetti originali, fotografie, opere d’arte) di cui la mostra si compone mettono in luce questa dualità, presentando al pubblico tanto le attività produttive e ricreative che l’Arno offriva, quanto le devastazioni - a partire dalla prima di cui si ha attestazione, quella del 1177, fino all'ultima, quella del 1966, che questa mostra si propone di ricordare.
Il 50° anniversario dell’alluvione di Firenze si pone quindi come importante spunto di riflessione riguardo il rapporto dialettico tra la città e il suo fiume, ricostruendo la vicenda dell’Arno tramite la ricca documentazione storica che l’Archivio conserva, come le centinaia di piante e disegni sul corso dell’Arno e il suo bacino, sul territorio e i centri abitati che attraversa dal Casentino al mar Tirreno, progetti eseguiti dai più noti ingegneri dal 500 all’800 che saranno il cuore dell’esposizione, ma anche osservando da vicino un’autentica barca usata dai renaioli d’Arno, con i tipici attrezzi di lavoro.
La mostra si articola in tre sezioni, con le prime due dedicate alla storia di lungo periodo del fiume e del territorio circostante, con speciale riguardo a Firenze e all’area propriamente fiorentina. Nella terza sezione, si affrontano gli effetti e le conseguenze dell’impatto che le acque dell’Arno, ebbero sul patrimonio archivistico allora conservato nelle 40 sale ai piani terreni degli Uffizi, nonché su molti altri archivi pubblici e privati della città, ricordando la sollecita, instancabile, generosa risposta delle istituzioni e da tanti cittadini, specialmente i giovani “angeli del fango”, che fin da subito consentì le operazioni di salvataggio e recupero della maggior parte del patrimonio danneggiato, in modo che potesse essere successivamente restaurato.
Museo degli Innocenti
Piazza della Santissima Annunziata, 12 - 50122 Firenze - www.istitutodeglinnocenti.it
Il nuovo Museo degli Innocenti ha aperto al pubblico il 24 giugno 2016. Il Museo offre spazi espositivi ampliati e rinnovati, nuovi servizi e attività a disposizione dei suoi visitatori e di tutta la città. Tutto il percorso museale si sviluppa attorno al tema dell'accoglienza e racconta ai visitatori l'essenza dell'Istituto nei suoi sei secoli di attività, integrando il patrimonio documentario e dell'archivio con quello storico artistico, in un nuovo racconto che crea un filo continuo con la storia stessa dell'istituzione. L'unicità del Museo degli Innocenti sta proprio nell'aver studiato e aver unito insieme arte, architettura e storia dell’infanzia e al contempo il racconto di sei secoli di impegno nella tutela e promozione dei diritti dei minori. Il nuovo Museo degli Innocenti offre 1456 mq di percorso espositivo disposti su tre livelli e 1655 mq per eventi temporanei e attività educative, un'offerta culturale legata al tema dell'infanzia declinata all'accoglienza.
Alle origini della grafica italiana: mostra a cura di Anna Steiner promossa da Unicoop Firenze e allestita presso il Museo degli Innocenti di Firenze.
Seguendo il filo conduttore della intensa vita di Lica e Albe Steiner, segnata duramente dagli anni dell'opposizione fascista, durante i quali partecipano alla Resistenza, questa mostra è occasione di indagare l'esperienza grafica di due protagonisti della ricerca visuale del secolo scorso.
Il percorso analizza, secondo le pluralità di attività seguite dai coniugi, la ricerca grafica e foto-grafica, l'editoria, i periodici, le pagine pubblicitarie, gli allestimenti, i marchi, le presentazioni di prodotto, i manifesti e la grafica di impegno civile, la formazione professionale.
"Il mio primo compito è capire i pregi, le qualità del prodotto, conoscere l'impegno di chi lo produce, del tecnico che lo concepisce e lo elabora, dell'operaio che lo lavora. La mia opera va nel senso stesso della produzione, non verso la speculazione ma verso la fruizione, l'uso corrente di quello che è un nostro diritto nella civiltà industriale... Se il prodotto non corrisponde a certe regole o a certe intenzioni, il disegnatore deve rifiutarsi di collaborare, per non essere correo di una truffa nei confronti della società e dei consumatori...
Il consumatore viene prima del prodotto, quindi la grafica deve essere al servizio del pubblico e spingere solo quei prodotti che sono utili anche al consumatore." ALBE STEINER.
Nel 1963 Albe e Lica realizzarono il marco COOP.
Casa Museo - Rodolfo Siviero
Lungarno Serristori, 13 Firenze - www.museocasasiviero.it
Casa Siviero è una palazzina ottocentesca posta sul lungarno Serristori, all'angolo con Piazza Poggi.
L'architettura in stile neo-rinascimentale e la posizionealla base delle rampe che salgono verso il Piazzale Michelangelo ne fanno attribuire il disegno a Giuseppe Poggi, l'architetto di cui si deve il rinnovamento urbanistico di Firenze al tempo in cui la città fu capitale d'Italia (1865-1870).
Nel 1983, alla morte di Rodolfo Siviero, passò alla sorella Imelde e poi, secondo le disposizioni testamentarie alla Regione Toscana.
Appassionato e colto collezionista, Rodolfo Siviero era riuscito a possedere un'ampia raccolta di opere d'arte antiche come reperti etruschi, statue ligne, dipinti rinascimentali e barocchi, ma anche opere di artisti italiani moderni come G. De Chirico, G. Manzu, A. Soffici, P. Annigoni.
Visita ai giardini e al museo di Villa Caruso (Lastra a Signa) di soci A.R.C.O.
Il Museo
Affrontare la progettazione del primo museo italiano dedicato ad Enrico Caruso è stata una sfida complessa ed intrigante. Anche a partire dal luogo - in questo caso l’edificio - che avrebbe ospitato il museo. Lo stimolo e le suggestioni che ogni contesto poteva offrire sono stati amplificati dal fatto che Villa Bellosguardo un tempo era stata la residenza prediletta dal grande tenore. Proprio qui, in questo angolo di Toscana, nel 1906 egli intravide il futuro che aveva sempre immaginato per sé: Villa Bellosguardo sarebbe stata la sua piccola reggia privata dove un domani potersi godere il dorato ritiro dalle scene con i figli e l’amata compagna. Nonostante quel sogno fosse in realtà destinato ad infrangersi presto, il cantante continuò a dedicare una cura costante alla tenuta, proseguendo gli iniziali progetti di ripristino e valorizzazione.
Un anno al parco, alla villa e al museo di Enrico Caruso di Lastra a Signa.